INIBITORI DI POMPA PROTONICA: 
I RISCHI / PROTonic PUMP INHIBITORS:THE RISKS

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa / Reported by Dr. Giuseppe Cotellessa

Sono molti i rischi associati all’uso prolungato degli Inibitori di Pompa Protonica o, se volete chiamarli ancora così, dei protettori gastrici. Studi scientifici internazionali dimostrano  che sostanze come omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo, o rabeprazolo potrebbero essere associate a numerosi fattori di rischio. 

Scorriamoli insieme

Un allarme arriva anche dall’AIFA e riguarda la correlazione tra uso prolungato degli IPP e l’insorgenza di Ipomagnasemia. Infatti in Letteratura negli ultimi anni sono comparsi vari Case Report di ipomagnesemia insorta dopo terapia prolungata con IPP.

Perché accade: il magnesio è il secondo catione più comune nella cellula e svolge ruoli chiave in molti processi intracellulari. La sua omeostasi è garantita dall’equilibrio tra l’assorbimento intestinale e il riassorbimento renale, ma anche dallo scambio con l’osso, che rappresenta più della metà dei suoi depositi. Una carenza di magnesio può comparire in molte situazioni patologiche e può causare tetania, convulsioni, aritmie cardiache, ipoparatiroidismo, ipocalcemia e ipopotassiemia. L’assorbimento del magnesio, presente negli alimenti, avviene nell’intestino e sebbene vi siano farmaci che inducono una riduzione dei valori ematici del magnesio (ma tutti in seguito ad una perdita renale) gli IPP al momento sarebbero gli unici a determinare un ridotto assorbimento intestinale del magnesio.

La buona notizia è che il deficit di assorbimento del magnesio è reversibile

e avviene proprio grazie alla sospensione degli IPP.

In molti soggetti con problematiche gastriche serie l’utilizzo degli IPP sembra fondamentale. In questo caso sarà il medico a consigliare un utilizzo intermittente degli stessi, in modo da non incorrere nell’ipomagnesemia.

Studi scientifici, l’ultimo pubblicato su co-rhemautology a luglio del 2016 stanno indagando la correlazione tra uso prolungato di IPP e aumento del rischio di fratture da osteoporosi.

L’alterazione dei livelli di pH gastrici riduce l’assorbimento della vitamina B12 e del ferro non eme. La revisione sistematica degli studi osservazionali suggerisce che l’impiego dei PPI a lungo termine – oltre 2 anni – si associa ad un rischio aumentato dell’83% di deficit di vitamina B12. Uno studio ha dimostrato che l’assorbimento di ferro inorganico risulta ridotto già dopo due mesi di terapia con PPI, mentre un altro trial ha dimostrato che i soggetti in terapia cronica con PPI presentano un ridotto valore di emoglobina e un volume corpuscolare medio inferiore.

Uno studio osservazionale su dati provenienti dal German Study on Aging Cogniton and Dementia in Primary Care Patiens, ha dimostrato che l’uso di PPI si associa ad una aumentata incidenza di tutte le forme di demenza pari al 38%, e in particolare riferimento al Alzheimer pari al 44%. Tale associazione sembrerebbe spiegata da una maggiore produzione della proteina beta amiloide coinvolta nello sviluppo dell’Alzheimer. Inoltre il gastrin releasing peptide, che risulta elevato negli utilizzatori di PPI, è implicato nella modulazione proprio delle funzioni cerebrali legate allo stress e all’ansia.

Semmai ancora ci fossero dubbi sull’opportunità di utilizzare gli IPP a scopo precauzionale, per proteggersi insomma, ecco i risultati di due trial randomizzati su volontari sani che hanno assunto per 4-8 settimane dei IPP. Ebbene, nel 20-44% dei casi, alla sospensione del farmaco, si è registrata la comparsa di una ipersecrezione acida di rimbalzo, dovuta agli elevati livelli di gastrina e di cromogranina A. Nel caso servisse una di quelle semplificazioni giornalistiche che a volte aiutano a capire meglio: stavano bene, hanno preso per 4-8 settimane un IPP e alla fine l’iperacidità gli è venuta veramente.

ENGLISH

There are many risks associated with prolonged use of Protonic Pump Inhibitors or, if you want to call it again, gastric protectors. International scientific studies show that substances such as omeprazole, pantoprazole, lansoprazole, esomeprazole, or rabeprazole could be associated with numerous risk factors.
Let's scroll them together

An alarm also comes from AIFA and concerns the correlation between prolonged use of IPPs and the onset of Hypomagnesemia. Indeed in Literature in recent years have appeared various case reports of hypomagnesemia that emerged after prolonged therapy with IPP.

Because it happens: Magnesium is the second most common cation in the cell and plays key roles in many intracellular processes. Its homeostasis is guaranteed by the balance between intestinal absorption and renal resorption, but also by bone exchange, which accounts for more than half of its deposits. A magnesium deficiency may appear in many pathological conditions and may cause tetanus, seizures, heart arrhythmias, hypoparathyroidism, hypocalcemia, and hypokalemia. The absorption of magnesium present in foods occurs in the intestine and although there are drugs that induce a reduction in blood magnesium values (but all after a kidney loss), the IPPs are currently the only ones to determine a low absorption Intestinal magnesium.

The good news is that magnesium absorption deficiency is reversible

And this is precisely because of the suspension of IPPs.

In many subjects with gastric problems, the use of IPPs seems crucial. In this case, your doctor will advise you to use them intermittently, so that you do not get into the hypomagnesemia.

Scientific studies, the latest published on co-rheumatology in July 2016, are investigating the correlation between prolonged use of IPP and increased risk of osteoporosis fractures.

The alteration of gastric pH levels reduces absorption of vitamin B12 and non-heme iron. The systematic review of observational studies suggests that the use of long-term PPIs - over 2 years - is associated with an increased risk of 83% of vitamin B12 deficiency. A study has shown that inorganic iron absorption is reduced already after two months of PPI therapy, while another trial has shown that subjects in PPI therapy have a reduced hemoglobin value and a lower mean corpuscular volume.

An observational study on data from the German Study on Aging Cognition and Dementia in Primary Care Patients has shown that PPI use is associated with an increased incidence of all dementia at 38%, and in particular with Alzheimer's Equal to 44%. Such association would seem to be explained by the increased production of a beta-amyloid protein involved in Alzheimer's development. In addition, the release peptide gastrin, which is high in PPI users, is implicated in the modulation of brain function related to stress and anxiety.

Still, there were doubts about the need to use IPPs for precautionary purposes, in order to protect themselves, here are the results of two randomized trial on healthy volunteers who took up for 4-8 weeks of IPPs. Well, in the 20-44% of the cases, the onset of the drug had the appearance of acid rebound hypersecretion due to high levels of gastrin and chromogranin A. In case one of those journalistic simplifications that sometimes help To understand better: they were okay, they took an IPP for 4-8 weeks and eventually hyperacidity really came to him.

Da:

http://www.pensallasalute.com/salute/inibitori-pompa-protonica/